Dettagli ricostruzione ospedale Pediatrico di Bangui
Enoc: ospedale Bambino Gesù con il Papa in Centrafrica e Giordania
“Siamo grati al Papa per l’incarico che ci ha affidato”. Così Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, sulla ricostruzione dell’ospedale Pediatrico di Bangui, in Centrafrica. Sabato prossimo il concerto in Vaticano, con Claudio Baglioni, finanzierà anche questa iniziativa oltre ad aiutare le vittime del terremoto in Centro Italia. Si possono donare 2 euro con un “sms” da rete cellulare, oppure 5 o 10 euro, chiamando da rete fissa il numero solidale 45523. Sull’impegno dell’Ospedale Bambino Gesù in Africa, Massimiliano Menichetti ha intervistato la stessa dott.ssa Mariella Enoc:
R. – Ci siamo assunti un impegno totale: dal mese di aprile stiamo pagando, come Ospedale Bambino Gesù di Roma, 16 medici per l’ospedale pediatrico di Bangui, in cui non c’erano medici; stiamo terminando la Convenzione con la Facoltà di Medicina, per realizzare la scuola di pediatrica, perché in Centrafrica c’è un solo pediatra in tutto il Paese. C’è ormai un contatto pronto e – online ovviamente – abbiamo strutturato le aule e preparato tutto per questa formazione. Un medico che da molti anni lavora in questo centro pediatrico è già stato tre mesi a Roma per rinnovare la formazione. Il nostro desiderio è quello di aiutare i centrafricani ad essere loro stessi gli artefici di questo loro ospedale. Noi vogliamo aiutarli, ma essendo il meno presenti possibile, perché deve diventare una struttura loro, guidata da loro. Io credo che sia questo lavorare con l’Africa e non solo per l’Africa.
D. – In particolare, grazie ai proventi del Concerto, che cosa si costruirà a Bangui?
R. – Cominceremo a sistemare una struttura, che è già presente e che il governo ci ha permesso di usare, perché l’ospedale pediatrico è del governo. E comincerà subito questa ristrutturazione: in questa struttura metteremo i bambini malnutriti, che attualmente sono in tende. Cominceremo poi a ristrutturare altri reparti, soprattutto destinati ai bambini malarici e ad altre patologie croniche. Cercheremo di realizzare degli spazi anche per le mamme, che in questo momento vivono sui letti dei piccoli…
D. – Voi ospitate già dei bambini del Centrafrica che sono ricoverati presso la vostra struttura…
R. – Sì. Noi siamo riusciti, grazie al grande impegno della nunziatura, a far venire due bambini – e sta arrivando anche un terzo – con patologie molto gravi. E questo anche grazie all’ambasciatrice italiana in Camerun e in Centrafrica, perché ovviamente questi bambini non hanno alcun tipo di documento ed è stato molto complicato fare il passaporto e fargli avere il visto. Mi pare, però, che si sia aperto un canale importante.
D. – Sabato gli 80 anni di Papa Francesco, il Concerto in Vaticano di Claudio Baglioni: ma voi giovedì mattina incontrerete in udienza il Papa. Cosa gli porterete?
R. – La restituzione di quello che lui ci ha chiesto di fare: quindi l’attività che stiamo facendo a Bangui, ma anche quello che stiamo facendo in Giordania per i bambini siriani. In Giordania c’è un ospedale di suore e tutto un reparto che viene gestito dai medici dell’Ospedale Bambino Gesù, che fanno riabilitazione non soltanto fisica, ma soprattutto neuropsichiatrica. Siamo in contatto con i campi profughi che sono proprio al confine con la Giordania; e anche io, al più presto, cercherò di andare, cercando di creare un corridoio umanitario migliore.
D. – Sabato alcuni bambini di Bangui, mettendo da parte i propri piccolissimi risparmi, li devolveranno ai bambini che vivono la drammatica situazione del terremoto in Centro Italia. Un po’ – si dice – il sud del mondo che aiuta il nord del mondo. E’ così?
R. – E’ così ed è un’immagine anche molto bella, perché vorremmo davvero che nel futuro non ci fossero i poveri e i ricchi e che si riuscisse veramente a fare un cammino insieme…
D. – Lei incontrerà il Papa: cosa gli dirà? Cosa vorrebbe chiedergli?
R. – Più di quello che dà, è difficile chiedergli ancora qualcosa… Però gli chiederei di continuare ad affidarci incarichi come quello che ci ha affidato in Africa, perché ne siamo molto orgogliosi. E dirò un grazie, un grande grazie!