Due artisti simbolo non solo della musica
CAPITANI CORAGGIOSI: “Baglioni & Morandi” – Live @ Unipol Arena Casalecchio di Reno (BO) 24-3-2016
Due artisti simbolo non solo della musica, ma delle generazioni passate, ma anche di quelle odierne possiamo aggiungere contando i continui sold out con migliaia di biglietti venduti in ogni dove ed un pubblico eterogeneo che abbraccia ogni fascia di età. Uno, Claudio, l’icona delle ragazzine, quelle con la “maglietta tanto fina che”, dei primi tremiti adolescenziali, degli amori al chiaro di luna, dei filarini per dirla nel bolognese del Morandi nazionale. Uno che invece è sempre stato il simbolo delle mamme più che delle figlie, altri concerti visti dove le mamme e le nonne lo chiamavano “il mi fiol” in tipico dialetto bolognese, entrambi lontani dalla spocchia dello star system che affligge i mediocri, e che li ha fatti amare anche per la loro semplicità e disponibilità.
Passati negli anni tra polemiche di vario tipo, e sempre le più assurde, ammantati dai soliti critici dell’ultima ora di una certa pelosa noiosità, ma premiati da pubblico e vendite senza pari, accusati di fare musica facile, al limite, anzi oltre. Paranoiche le polemiche scatenate in occasione del concerto di Amnesty International tenutosi l’8 settembre 1988, come rappresentante italiano, beceramente contestato in quanto considerato proprietario di musica non adatta, patetici. Morandi altrettanto visto come quello delle canzoni un poco zuccherose, storica la sua rivalità ai tempi di Canzonissima con il Reuccio di Roma, Claudio Villa, ma è veramente un cantante leggero da pop spensierato? Forse non ci si ricorda di quando componeva “C’era un ragazzo” attaccando la politica americana sul Vietnam con i disastri in termini di perdite, certo non bruciava la bandiera americana come a Berkeley o davanti al Campidoglio, ma attaccare la guerra del Vietnam, criticare, in quell’Italia puritana, perbenista, moralista, ipocriticamente in fila davanti ai bordelli, non era roba da tutti i giorni, e nulla esclude fosse finito nelle blacklist del FBI o piuttosto dei nostri Servizi Segreti.
Si entra in scena, Claudio nel classico completo nero che lo contraddistingue facendone l’Armani della musica leggera italiana, Gianni con la camicia bianca, , diverse anche le chitarre lai’elettrica bianca di Baglioni e l’acustica classica per Morandi, luci a profusione , cori, orchestra alle spalle, le riprese del pubblico sparate in migliaia di foto alle spalle dei cantanti, Io sono qui attacca subito con forza il romano, e lo segue a ruota il Gianni nazionale, si alternano, una canzone a testa, tocca a Morandi, Scende la pioggia fa alzare la gente sulle sedie a pogare come ai concerti metal , la cantano assieme, beh se qualcuno ha mai immaginato di vedere Baglioni cantare ‘Scende la pioggia’ lo dica, anche se abbiamo visto ,Mike Patton cantare la canzone popolare italiana con i Mondo Cane e Frank Zappa ‘Tengo na minchia tanta’, quindi in fondo ci sta anche questo no? Dagli il via dagli libertà a quest’uomo che va, canta Claudio, con Gianni che abbandona l’acustica per imbracciare anche lui l’elettrica, mica Bologna può lasciare spazio libero a Roma no? Morandi al microfono, Baglioni all’acustica, ‘accendilo tu questo sole che è spento’, Se perdo anche te viene sparata con inusitata violenza, se qualcuno ritiene poco rock un concerto del genere , dovrebbe sentire le chitarre come tirano alle spalle, un’orchestra di alto livello, con 12 musicisti, o forse più, e 4+1 coristi, un impatto di musica, sicuramente non la potenza della metal night, ma la melodia che non sbiadisce mai. Parte Morandi con il coro, Grazie perché, è il momento che segue il ricordo delle vittime di Bruxelles, Baglioni segue Con tutto l’amore che posso, le luci ricreano un a sorta di mare virtuale, coriste di bravura eccezionale non sfigurerebbero affatto anche come singole cantanti.
Ancora Baglioni, E adesso la pubblicità, quante volte l’avrà cantata? Ma la voglia ed il vizio non gli sono passati, repetita juvant, sempre bella, beh se non si è capito la mia preferenza per queste genere rispetto alle dolciastre è evidente no? Possiamo forse polemizzare finche vogliamo su cosa sia e cosa non sia rock, ma il ritmo è veloce e potente, le tonalità sono scure come il suo completo, se non fosse Baglioni e cantasse in inglese saremmo ad intonare peana su questo nuovo singer new wave se non dark wave. Pensi di averle viste tutte? Nelle innumerevoli notti metalliche ne ho viste veramente di ogni colore, ma se mi avessero detto che un giorno sarei stato sotto un palco dove stavano Baglioni con la giacca bianca virata al giallo da un sapiente gioco di luci ed un Morandi con una giacca Rossa che neanche Fiorucci l’aveva, avrei dato all’incauto profeta di turno del pazzo. Ma quali altri colori possono essere più adatti del rosso lampone e del giallo banana? Come avrete capito i due dress coloured era tali per motivi di scena, banana Baglioni e lampone Morandi, se qualcuno non c’era e pensa che abbia assunto l’invenzione lisergica del dr. Albert Hoffman, si sbaglia di grosso, la mancanza dei fotografi non mi permette di documentare, ma dovrete fidarvi della mia parola, in nero c’era solo il corista, ed ovviamente Banane e lamponi. Solo come un giunco nello stagno ecco Gianni con l’acustica in braccio, seduto, canzoni sfocate, arpeggi e tocchi soffici, ancora lui che ruba il mestiere e le hits al Baglioni, l’evergreen Sabato pomeriggio, l’anthem di passerotto non andare via, quanti amori ha creato e cuori spezzato? Coverizzarla è un azzardo che solo pochi si possono permettersi, ma se il Principe può cantare Bob Dylan, potrà il Gianni nazionale cantare Baglioni? E contando sul carattere decisamente piè abbordabile del romano rispetto al menestrello di Duluth, il rischio di essere buttato giù dal palco per lesa maestà è decisamente minore.
Una lacrimosa Se non avessi più te in mezzo ad una pioggia di gocce , o meglio lacrime virtuali disegnate dalla coreografia, e via con gli Occhi di ragazza, tipica canzone morandiana anni ’60. Io me ne andrei incendia la Unipol Arena, e non esageriamo, a parte tutti in piedi a saltare e battere le mani, tutto il palco viene invaso da fiamme torreggianti nei videowall alle spalle dei musicisti, massicci riff di chitarra dai due solisti al primo piano, Baglioni con l’acustica nera in frontman e Morandi a chiudere la line-up al fianco, il ritmo è potente e torbido , cosa non darei per avere i miei fotografi sotto palco!!!! Scenari colorati ed apocalittici accompagnano l’esibizione stracciando di gran lunga molte celebrate band, ma nulla sarebbe la coreografia senza la musica, sarebbe solo apparenza.
“Ma Claudio, quante date abbiamo fatto? E non hai mai scritto una canzone per me!!”; “Ne abbiamo fatte 34 Gianni, e sono 34 volte che me lo chiedi, e non ti ricordi che io la feci nel 1969!!”; e dal piano parte Chissà se mi pensi. Ancora Baglioni si racconta, “Io cantavo le canzoni di Gianni ai concorsi , storpiando con accento bolognese la fisarmonica, con scarsi risultati”, e se il suo accento era questo non possiamo che dargli ragione , per fortuna è l’originale owner del pezzo a riprendere le fila del discorso ed a presentare La fisarmonica, lasciando il Claudio al pianoforte mentre due fisarmoniche intonano il loro suono tragicamente doloroso alle spalle dei capitani. E si prosegue con Solo, la sessantottina Chimera, paiono due specialisti di amori finiti sentendo i loro testi, ma sono i simboli del sentimento. Così vai via suonata al piano, In ginocchio da te con Claudio al piano e Gianni alla chitarra acustica.
Confesso che ai tempi delle origini i miei acquisti si rivolgevano a Zeppelin, Deep Purple, Geordie e robetta del genere, ma era impossibile evitare le schitarrate nel parco a suon di Battisti e Baglioni, due cose non mancavano mai, unite come gli assiri e i babilonesi della musica leggera italiana, La canzone del sole di battisti e Questo piccolo grande amore di Baglioni, in effetti gli amici finivano nei prati con le ragazze innamorate più del cantante che di loro ed io in qualche radio privata a mettere su dischi di nicchia. Ma l’impatto di questa canzone sul costume e sulle generazioni è innegabile, rimane un piccolo capolavoro, se al giorno di’oggi le Università piu affermate rimarcano come i politici di maggior successo siano quelli che parlano in maniera semplice e diretta , nulla di meglio che usare poche parole per toccare la pancia dei ragazzi, amore in mezzo tra piccolo e grande, un ossimoro grammaticale che con i due opposti uniti nel nome di Cupido ha creato una canzone che ancora oggi è nella mente e sulle bocche di tutti. E le lacrime dei videowall vengono sostituite da palloncini colorati , invece di cadere salgono. Come dice Morandi, la canzone del secolo.
Una canzone che mi ha sempre affascinato per il suo testo denso di significato, profondo, quanta poesia mette Morandi (con Lucio Dalla) in Vita? Una frase come “Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto Siamo angeli con le rughe un po’ feroci sugli zigomi forse un po’ più stanchi ma più liberi urgenti di un amore, che raggiunge chi lo vuole respirare”. Chi non ha mai sbagliato, la tromba alle spalle suona il suo corrosivo lamento, tutti ci sentiamo perfetti ed infallibili, ma le rughe e gli errori, le ferite che ci costellano la pelle, inflitte da altri angeli rivelatasi non tali o caduti preda della paranoia autodistruttiva. Ed ancora Un mondo d’amore con il suo storico grande prato verde ed i 10, o meglio 5, comandamenti.
“Claudio facciamo un poco di canzoni , quelle impegnate di quando abbiamo iniziato?” (risate), “Vai Gianni comincia tu”. Scatta l’ora del medley tra shake e canzoni da Capodanno, ora fanno magari ridere, ma allora erano perfette per l’epoca, erano i tempi del Piper e dintorni. Sotto con i violini a fare sentire la loro voce, e la classica Fatti mandare dalla mamma e gli affreschi popolari di Porta Portese.
Finito il medley si ricomincia sul serio con Tu come stai? in un diluvio di luci rosse, “ieri ho ritrovato le tue iniziali nel mio cuore”, siamo sempre li, amori finiti, delusioni, gelosie brucianti, ma anche le preoccupazioni, i fili invisibili con il passato che si vanno ad intrecciare con la dolorosa realtà del presente. Scorre l’immaginifica Varietà con un altro ritornello tormentone, “in questo grande immenso bisogno d’amore che ho” con i due che si muovono all’unisono e e si divertono . E capiamo la presenza del contrabbasso sul palco quando Gianni lo inizia a suonare per fare la intro di Poster, dai piani superiori tutti i musicisti ed i coristi scendono e si affiancano sul bordo palco , momento di grande effetto emozionale. Tralasciamo l’inevitabile Si può dare di più, buio, un piano, un faro puntato dall’alto, un cono di luce, un uomo solo di cui si intravede solo la sagoma, Noi no, parole e musica ad asciugarci il dolore ed innescare speranza, Noi no viene ripresa anche dal wall alle spale, rovente e rabbiosa, un ringhio ribelle, il ritmo è incessante , peccato per la sezione archi che appare in secondo piano nella costruzione del wall of sound, una maggiore presenza nella trama in questo momento avrebbe aggiunto tragicità e colore alla canzone. Ma i violini riprendono forza con la successiva Avrai, mentre i due capitani si siedono a cantare malinconia e tristezza per terra, sono comunque i due poeti, i due cantori dell’amore, i racconti degli adolescenti che oggi si ritrovano nella rabbia rappata di Fedez e J-Ax, e ieri nelle melodie dei due capitani.
Un rullo di tamburi interrompe l’orgia entusiastica dei fans, e ci si alzano in piedi per accoccolarsi in riva al mare senza fiatare, Morandi attacca e Baglioni prosegue, E tu la cantano tutti , ci sono almeno tre generazioni unite da questa canzone, fola, leggenda, tramandata evidentemente da nonna a madre e da madre a figlia, e forse a nipote, perchè qui gli anni passati sono veramente tanti. Palloncini rossi appaiono nelle mani del pubblico, altri tempi, altri sentimenti, eravamo nel 40 avanti Facebook o giù di li, invece dei messenger si violentava la gracchiante rotella dei bigrigio della SIp, e soprattutto, ci si parlava. Il momento evergreen prosegue con Strada facendo, non la lisergica Route 66 di Kerouac, ma una via luminosa che porti a qualcosa di simile alla felicità. L’esplosione del delirio è con l’antiwarsong C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones , il servizio d’ordine implode sotto la spinta di migliaia di donne che decidono di andare sotto palco. Strepitosa per ritmo e testo, impietosa analisi della vita, Bella signora è una delle canzoni più belle del cantante di Monghidoro, può essere la signora solitudine regina dei cuori infranti o la spietata falciatrice, inevitabile traguardo cui è obbligatorio pervenire, la ricerca della pace interiore, il riscatto attraverso la musica.
Il bis inizia con Mille giorni di me e di te, l’ooooo prolungato che chiude la canzone diventa una singalong ancestrale, a seguire altro pezzo su cui preferisco sorvolare, l’improbabile Uno su mille, e si chiude fra i lampi di La vita è adesso con i due cantanti, in frac bianco, a stringere migliaia di mani tese sottopalco, dopo un lunghissimo live di 3 ore e mezza ed un tripudio di folla entusiasta.
MAURIZIO DONINI per TUTTOROCK.NET
Salve.
Articolo divertente e che racconta molto bene l’atmosfera dello show dei Capitani Claudio e Gianni.
Però “C’era un ragazzo che come me” non l’ha composta Morandi ma gli autori sono Migliacci e Lusini…
Buona Pasqua a tutti!
Narda
Veramente 1000 GG DI ME E DI TE, finisce non con l’ooooo prolungato ma con “teeeee”.
Simpatico come articolo sui due…
Buona serata, Bari li aspetta…!