Claudio Baglioni, le Grotte e l’Olimpo rovesciato
Il mito scende nell’inferno della Grave. Fra freddo, pubblico in estasi e qualche “nota stonata”, vi raccontiamo com’è andata.
Eugenio Finardi se lo chiedeva già la settimana scorsa: quale sarebbe stata la reazione di Claudio Baglioni nello scoprire lo scenario delle Grotte di Castellana? La risposta, nelle prime battute dello spettacolo “Per incanto e per amore” – secondo appuntamento musicale dell’edizione 2015/2016 della rassegna Natale alle Grotte – non ha certo deluso le attese del cantautore milanese: “Mi sento come un indigeno che per la prima volta vede il mare”, ha raccontato un Baglioni visibilmente stupito per la versione ravvicinata del centro della terra.
Claudio Baglioni è l’icona della passione tutta italiana per il bel canto. La sua voce roca agita ancora – a 64 anni – la passione delle signore imbellettate presenti nella gelida platea della Grave. Testi ricamati, barocchi e (spesso) disimpegnati supportano il mito di colui che, ancora oggi, è forse il cantore dell’amore per eccellenza: anni di amori sbocciati al dolce coccolare delle sue canzoni, da “Questo piccolo grande amore” – non interpretata nelle Grotte – a “Mille giorni di me e di te”, è nell’amore soddisfatto, ristoratore o traumatico che Baglioni ha trovato piena espressione di sé.
La sua vena poetica, del resto, è quella dell’uomo che dall’alto della sua finestra osserva e descrive lo scorrere del mondo senza sporcarsi le mani, se non per mettere sé stesso al centro del suo universo narrativo e raccontarsi.
E il pubblico lo asseconda, nel religioso silenzio della Grave, mentre lui al piano recupera alla rinfusa dalla cassapanca dei suoi ricordi brani storici – “Amore bello”, “Fotografie”, “Solo” – e pezzi recenti – “Amori in corso”, “Dieci dita”. Lo applaude convinto quando riesce a sostenere le note più acute per un consistente intervallo di tempo e chiude in occhio per qualche stecca. Anche il mito, infatti, può soffrire l’umidità killer delle Grotte e l’incedere inflessibile e costante del età.
A Claudio Baglioni, però, tutto è concesso. Sostenere in solitaria uno spettacolo di circa 2 ore in condizioni ambientali al limite del possibile per un musicista non è certo cosa da tutti.
…proprio per questo si chiamano Poeti
Articolo vergognoso, imbevuto di stereotipi marci. L’autore è un incompetente ignorante, non conosce né Claudio né la musica in generale.
E ringraziate pure…?!!!!!!!!!?
Qualcosa mi sfugge, vado a vomitare.