La scelta di chiamarsi “Capitani Coraggiosi”
Capitani coraggiosi, il tour Baglioni-Morandi
Fabrizio Bordone per La Spezia Oggi
La scelta di chiamare “Capitani Coraggiosi” questo ambizioso tour che è iniziato da poco, è sicuramente dettata più dall’impatto che questo termine può suscitare che non dalla trama dell’omonimo libro. Il celebre romanzo del 1897 di Kipling, infatti, narra la storia di un ragazzo di famiglia benestante, e parecchio viziato, che imparerà ad affrontare le difficoltà della vita dopo esser stato raccolto da una barca di pescatori a seguito di una caduta dalla nave sulla quale stava viaggiando. Sia Gianni Morandi che Claudio Baglioni, quando hanno iniziato le loro decennali carriere sono partiti dal nulla e, come succede ai più la loro è stata una corsa ad handicap, nulla gli è stato regalato. Dei due, Morandi è quello che comunque ha fatto meno gavetta perché già a 18 anni incideva “Andavo a cento all’ora” e l’anno dopo “Fatti mandare dalla mamma”. Una partenza sfolgorante la sua, con la trilogia del “te”: In ginocchio da te, Non son degno di te, Se non avessi più te e ancora “La fisarmonica” e la più famosa canzone italiana di protesta contro la guerra in Vietnam, “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”. Dopo altri successi come “Scende la pioggia”, “Se perdo anche te” ed i comandamenti di “Un mondo d’amore”, il ragazzino dai capelli a spazzola ed il sorriso a 32 denti è ora il numero uno della musica italiana, ma la crisi è dietro l’angolo. Da una parte il tormentato naufragio del matrimonio con Laura Efrikian, dall’altra l’avvento dei cantautori con la musica più impegnata, e quello che ancora oggi viene chiamato “l’eterno ragazzo”, entra in una fase di isolamento e riflessione. Il vento gira a sfavore, incide “Bella senz’anima” ma Cocciante porterà al successo, e che successo, la propria versione, poi va a Sanremo per la prima volta, ma il risultato è deludente. Si butta quindi sul teatro e sulla televisione ed inizia a studiare contrabbasso al Conservatorio, preludio alla svolta artistica che lo accompagnerà di lì in avanti. Come il giovane del romanzo di Kipling, Morandi fa tesoro dell’esperienza derivata dalle difficoltà e si rimette in gioco alla grande riscuotendo rinnovati consensi di pubblico e di critica, tra i quali il Premio Tenco. La seconda giovinezza comprende, tra le altre, la vittoria a Sanremo in trio con Tozzi e Ruggeri (Si può dare di più) e l’autobiografica “Uno su mille”, manifesto della propria rinascita post anni bui.
Ben diversa la storia di Claudio Baglioni. Nasce come cantautore pessimista-romantico, nell’ambiente lo chiamano “Agonia”, vuoi per i testi dove l’amore è fonte di malinconia, vuoi per le musiche giocoforza cupe e per l’abitudine a vestirsi di nero. Rispetto al collega bolognese, la gavetta è ben più dura nonostante alcune incisioni di qualità e, mentre ormai sfiduciato sta per lasciare il mondo musicale, diventa il fenomeno del 1972 con “Questo piccolo grande amore”. Un brano semplice e poco impegnativo e la vita cambia radicalmente. Baglioni è il nuovo idolo delle ragazzine, bissa ed amplifica il successo con “E tu” e “Sabato pomeriggio”, spopola anche in Sudamerica, lo tsunami sembra inarrestabile. Seguiranno “Tu come stai?”, “Strada facendo”, “Avrai”ed altri successi di vendite, ma Baglioni si sente ingabbiato in un cliché nazional-popolare che non lo soddisfa. La crisi arriva quando viene duramente contestato, nel 1988, al concerto di Torino sul tema dei Diritti Umani dove gli vengono imputati anni di disimpegno e l’artista romano decide di scomparire per un certo tempo dalle scene. La trasformazione che ne seguirà lo vedrà alla ricerca di nuovi suoni, nuove tematiche, sperimentazione, partecipazione ad eventi sociali, questo gli frutterà piano piano, fino ai giorni nostri, la stima dell’ambiente musicale. Cos’hanno in comune questi due pilastri della canzone italiana? Decenni di carriera, l’umiltà di essere stati capaci di mettersi in discussione, la capacità di avere coinvolto diverse generazioni sapendosi rinnovare, risorgendo e facendo tesoro dei momenti difficili.
Ecco spiegati i “Capitani Coraggiosi”, il tour è partito in questi giorni con i concerti al Foro Italico di Roma e prevede 14 esibizioni con una scaletta che racchiude parte della storia musicale italiana ed il nuovo brano che dà il titolo alla kermesse. Tre ore di musica con l’accompagnamento di 21 elementi sul palco e spettacolari coreografie, un libro per celebrare l’evento (già recensito in questi giorni dalla nostra testata: Esce “Baglioni-Morandi: due capitani coraggiosi…”) e sicuramente un bagno di folla per questa inedita accoppiata.
Più esplicativa di tante parole, la definizione di Capitani Coraggiosi data dai due protagonisti: Baglioni “I Capitani Coraggiosi sono quei visionari senza i quali il mondo non sarebbe mai andato avanti e non avrebbe visto nient’altro che quello che c’era”. Morandi: “Sono quelli che non temono d’aver paura e hanno la saggezza della follia. E, senza aspettare che la tempesta abbia fine, imparano ad andare sotto la pioggia”… Ecco.
il concerto di mercoledì 16 settembre,location fantastica atmosfera sonoro da auditorium se non migliore e fantastiche le coriste belle e molto brave andati tutti perchè merita