Intervista doppia a Baglioni e Morandi
Abbiamo incontrato Claudio Baglioni e Gianni Morandi poco prima del soundcheck della prima di Capitani Coraggiosi, andata in scena ieri sera allo stadio Centrale del Foro Italico, a Roma. Emozionati e al tempo stesso superconcentrati, i due cantautori hanno risposto ad alcune nostre domande sul loro progetto, tra impressioni, curiosità e aneddoti… Ecco cosa ci hanno detto.
Manca pochissimo al debutto di questo progetto: quali sono le tue impressioni?
G: “Dopo diversi mesi di riunioni e prove sono curioso di vedere cosa succederà stasera e in che modo reagirà il pubblico: magari ad un certo punto della serata i miei fan e quelli di Claudio si metteranno a litigare… Sarebbe divertente! Ma chissà, può succedere di tutto! (ride)”.
C: “Anche io, come Gianni, sono curioso di vedere la reazione degli spettatori. Alcuni miei fan, i cosiddetti ‘puristi’, non verranno a sentirci, ne sono sicuro: ma spero gli ‘scambisti’ apprezzeranno quello che faremo insieme sul palco. Poco fa ho visto appeso ad una ringhiera uno striscione con sopra scritto ‘Ciao Claudio, un abbraccio da tutti i fan di Gianni!’. Devo dire che mi ha emozionato”.
Chi sono i Capitani Coraggiosi?
G: “Sono quelli che non temono d’aver paura e hanno la saggezza della follia. Quelli che, senza aspettare che la tempesta abbia fine, imparano ad andare sotto la pioggia”.
C: “I Capitani Coraggiosi sono quei visionari senza i quali il mondo non sarebbe mai andato avanti e non avrebbe visto nient’altro che quello che c’era”.
Pregi e difetti dell’altro?
G: “Claudio è concentratissimo e molto meticoloso: mi ha tirato le orecchie perché non avevo imparato alla perfezione gli accordi di alcuni suoi pezzi. E’ molto attento anche alle mie canzoni, mentre io sono più aperto agli errori: per me, anche un errore può fare spettacolo. La sua precisione rappresenta per me una sfida: sto imparando molto da lui. E’ faticoso lavorare con lui, non lo nego, ma quando saliamo sul palco insieme mi diverto tantissimo. Ecco, fossi in lui mi comporterei in modo più sciolto, rilassato, distaccato”.
C: “Gianni è l’interprete italiano per eccellenza e nel suo genere è un maestro. L’aspetto interessante del nostro duo inedito è anche questo: abbiamo dato vita ad un compromesso storico nella storia della canzone italiana. E’ una tra le persone più competitive mai conosciute in vita mia: ogni nostro concerto sarà un qualcosa a metà strada tra duetto e duello”.
Qual è la tua canzone preferita del repertorio dell’altro?
G: “‘Sabato pomeriggio’: Claudio ha pubblicato questa canzone in un periodo non bellissimo della mia vita personale e artistica. Ero costretto a stare tutto il giorno in casa perché, giocando a pallone con alcuni amici, mi ero rotto il menisco e nel frattempo la mia carriera stava franando. ‘Sabato pomeriggio’ ronzava nella mia testa tutto il giorno e mi ha accompagnato per molto tempo: tutt’oggi occupa un posto fondamentale nel mio cuore”.
C: “Non ho una canzone preferita, ma ce n’è una a cui sono molto legato: ‘Non son degno di te’. Avrei dovuto cantarla in un concorso per cantanti emergenti a Bracciano, vicino Roma, ma siccome era stata già scelta da un altro concorrente alla fine scelsi ‘La fisarmonica’. Ho deciso di inserirla nella scaletta di questi concerti insieme: mi sembra anche un modo per dirgli una cosa carina… ‘Gianni, non son degno di te!'”.
Qual è stata, invece, la canzone più difficile da imparare dell’altro?
G: “Devo dire che ho trovato serie difficoltà con ‘Via’: ha una ritmica serrata, precisa, non riesci a prendere fiato. Anche il testo è difficilissimo da imparare: non ci sono frasi che si ripetono, ogni verso è completamente diverso dagli altri”.
C: “I pezzi di Gianni, per mia fortuna, sono tutti molto facili, masticabili e digeribili: a partire dagli anni ’70 in poi, grazie alle influenze di Battisti e del rock progressive, la forma-canzone si è complicata. Le mie canzoni, ad esempio, sono piene di trabocchetti e piccole complessità. Mi dispiace per Gianni! (ride)”.
C’è un aneddoto che vuoi raccontare legato alle lavorazioni e alle prove di questi concerti?
G: “Claudio sbaglia difficilmente e riesce ad individuare tutte le imperfezioni. Non solamente quelle relative all’aspetto musicale, ma anche piccoli difetti di allestimento, scenografia e luci. Un giorno siamo rimasti per tre ore sotto al sole – il termometro segnava la bellezza di 45 gradi – per i suoi capricci. E’ attento ad ogni singolo accento: mi ha fatto ripetere ‘Via’ fino all’esasperazione perché secondo lui non rispettavo la metrica originale della canzone”.
C: “Le canzoni di Gianni durano una media di 2 minuti e mezzo l’una: al momento della stesura della scaletta ci siamo resi conto che la mia parte di concerto durava circa una mezz’oretta in più. Così l’ho convinto ad aggiungere alcune parti strumentali ai suoi pezzi, in modo da renderli più lunghi. Le prove di questi concerti sono state un continuo work in progress: alle prove generali della prima data, ad esempio, visto che il concerto ci sembrava già piuttosto lungo di suo, avevamo deciso di abolire gli omaggi ai cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana e che ora, purtroppo, non ci sono più. Proprio all’ultimo, però, abbiamo deciso di reinserirlo e per il primo appuntamento abbiamo scelto ‘Il nostro concerto’ di Umberto Bindi: il titolo ci sembrava adattissimo al nostro debutto e la canzone è una di quelle che hanno inaugurato la stagione delle canzoni sì colte ma anche popolari”.
(di Mattia Marzi per Rockol.IT)