La terapia di coppia di Baglioni e Morandi
La terapia di coppia di Claudio Baglioni e Gianni Morandi, i Capitani Coraggiosi
È stato presentato a Roma con una conferenza stampa-spettacolo l’evento che vedrà i due cantanti condividere il palco per dieci concerti al Centrale del Foro Italico di Roma (dal 10 al 22 settembre). Rolling Stones Italia era a Roma
di Emiliano Colasanti / 16 giugno 2015
Quando mi hanno chiesto di andare a seguire la conferenza stampa di presentazione di Capitani Coraggiosi ho accettato essenzialmente per due ragioni.
La prima è che finalmente, dopo più di tre lustri, il mio lavoro mi portava a fare qualcosa che potevo condividere con mia madre: romana, come Baglioni, figlia di Carabiniere, come Baglioni, coetanea di Claudio Baglioni e grandissima fan indovinate un po’ di chi? Gianni Morandi (no, scherzo, Morandi le piace ma Baglioni di più). La seconda è che da quando Morandi è diventato l’idolo di tutti, l’uomo che usa Facebook meglio di come Facebook usa gli uomini, sono rimasto un po’ in disparte a osservare la massa adorante senza capire bene le ragioni di tale successo.
Cioè, per capire le ho capite, ma resto poco convinto: l’emanazione social di Morandi è l’elogio dell’uomo comune, il trionfo della normalità, l’esaltazione dell’umarell, che tra una cantata e l’altra si gode la pensione a colpi di passeggiate, piselli sgranati e foto con le galline. Poi, con infinita pazienza e buonsenso, risponde a tutti quelli che lasciano un commento sulla sua pagina senza fare distinzioni tra forzati dell’ironia, veri e propri fan e polemisti dal doppio clic facile. Gianni ne ha una per tutti, non si risparmia. Mai. Ha già salvato una volta l’Italia a suon di canzonette, e vuole riprovarci oggi a colpi di autoscatti.
29 maggio. Oggi sono solo e mi mangio un bel panino con il prosciutto. Autoscatto
Posted by Gianni Morandi on Friday, May 29, 2015
Proprio la rinnovata personalità social di Morandi è uno dei selling point di questo nuovo spettacolo di coppia che è stato lanciato poco più di due mesi fa direttamente su Facebook, per poi riverberare in questa conferenza stampa/show in diretta streaming. La cosa interessante da notare, però, riguarda l’enorme distanza che c’è tra i numeri dei canali ufficiali del duo (una pagina Facebook, Twitter, e un profilo Instagram) oggettivamente bassissimi, e l’enorme successo di ogni singolo post non musicale dello stesso Morandi sulla sua fan page personale. Come a dire che il pubblico di Gianni su Facebook è il pubblico di Gianni su Facebook e alle canzoni preferisce le “foto di Anna”.
Quella dei Capitani coraggiosi sarà una marcia dal successo assicurato, ma dopo un paio di apparizioni televisive sono ancora molte le nebbie che avvolgono il progetto.
Scriveranno nuova musica insieme? Come divideranno il repertorio live? Faranno altre date o si fermeranno a Roma. A queste e ad altre mille domande doveva fornire delle risposte proprio la conferenza stampa di ieri mattina, 15 giugno, in quel de La casa del Jazz, a Roma.
Mentre prendiamo posto nel gremito auditorium vengo attratto subito dal palco, ancora vuoto: non ci sono Morandi e Baglioni, ovviamente, per i quali è stata prevista un’entrata da star, ma ci sono due sgabelli posti dietro due microfoni, e ancora più dietro un pianoforte a coda e un contrabbasso.
Sono quei due strumenti ad attirarmi, e lo sono per via del loro valore fortemente simbolico: per certi versi è come se si trattasse di una riproduzione in 3D della famosa copertina di Three Imaginary Boys dei Cure, dove ogni elettrodomestico presente nella fotografia è lì per rappresentare un membro del gruppo. Qui è la stessa cosa: il pianoforte, ma non credo ci sia bisogno di specificarlo, è Baglioni. Quello serio e schivo dei due. Il cantautore pop per eccellenza.
A Morandi, invece, tocca il contrabbasso che ben si confà al suo spirito naturale di trascinatore.
Ma non solo: il contrabbasso è anche lo strumento a cui Gianni Morandi ha affidato la sua rinascita personale, prima ancora che artistica, dopo un periodo buio che l’aveva visto scomparire del tutto dalle scene (durante la seconda metà degli anni Settanta). Infatti non tutti sanno che Morandi, in pausa dalla musica, e dopo avere realizzato un disco tanto coraggioso quanto sottovalutato sotto l’egida della coppia formata da Ivano Fossati e Oscar Prudente (Il mondo di frutta candita, nel 1975), ha frequentato il conservatorio di Santa Cecilia arrivando a conseguire il diploma proprio in contrabbasso.
I due arrivano sul palco accompagnati da un medley dei loro brani riveduti e corretti per l’occasione da Danilo Rea – siamo pur sempre alla Casa del Jazz – e subito balza agli occhi l’evidente sintonia umana. Il clima è rilassato, amichevole: tra i due Baglioni è quello autoironico, che si prende meno sul serio e scherza sia sul suo collega che sulla natura stessa del progetto, Morandi è invece più istituzionale, ci tiene a far passare delle cose e ci tiene che siano dette bene. In pratica: Gianni Morandi è quello che ha condotto Sanremo, Baglioni è quello che si è vestito da Mago Zurlì durante Anima Mia.
La cosa interessante da osservare, però, riguarda proprio le dinamiche della coppia: entrambi stanno usando questi incontri pubblici – e lo dicono anche loro in maniera molto chiara – per dirsi quelle cose che in privato non riescono a dirsi direttamente.
Apprendiamo così che se fosse stato solo per Claudio Baglioni probabilmente il duo non sarebbe mai arrivato a calcare il palcoscenico e che la cosa ha rischiato di saltare anche a giochi fatti (a causa della sua riluttanza a collaborare con altri artisti); che Morandi ha dovuto insistere anni prima che l’idea di questo spettacolo a due voci prendesse davvero forma; e che l’approccio di dei due alla vita e alla musica è quanto di più lontano si possa immaginare. Ed è per questo che forse funzionano così bene insieme.
15 giugno. Autoscatto con Claudio. Avete già sentito la nuova canzone?
Posted by Gianni Morandi on Monday, June 15, 2015
Non è un caso, infatti, che dopo tanti paroloni sul rapporto tra Gianni Morandi e Facebook la definizione migliore sia arrivata proprio da Claudio Baglioni, quasi buttata lì: «È un cantante eucaristico, nel senso che è abituato a donarsi al pubblico senza nessun filtro». I due hanno scherzato poi su una delle prime apparizioni televisive in coppia, ai Wind Music Awards condotti da Carlo Conti, dove il super Gianni nazionale ha cannato in diretta il testo di Strada Facendo: «Lui poi avrebbe voluto farmi il pelo e il contropelo», dice guardando il collega, «Ma non mi ha detto nulla, anche se si vedeva che era incazzato». E Baglioni: «Peggio, in realtà ti ho detto che noi ormai siamo una squadra e che non è importante chi sbaglia cosa, la colpa non è di nessuno. Ma in realtà ero incazzato».
In platea c’è chi pronostica per i due un destino alla Jack Lemmon e Walter Matthau: «Magari!», rispondono anche se non è dato sapere se il tour avrà altre tappe dopo quella di Roma. Dice Morandi: «Forse faremo la stessa cosa a Milano, forse no, non si sa. Abbiamo anche ricevuto diverse offerta da Rai, Mediaset e Sky per trasmettere la diretta di uno dei concerti. Io la darei a tutte e tre». Per ora sul concerto le bocche sono cucitissime, si sa quello che è ovvio: il repertorio sarà diviso equamente – «Lui già da solo fa live di tre ore e dieci, figuriamoci con me, scherza Morandi – e ci sarà un momento affidato all’improvvisazione, diverso sera dopo sera, durante il quale si presenteranno sul palco accompagnati solo dalle loro chitarre e potrebbero eseguire anche brani di altri (i giornalisti chiedono proprio se ci saranno dei “tributi” e tutti pensano a Lucio Dalla, anche se nessuno lo dice). La band, invece, sarà composta da ventuno musicisti pescati in prevalenza tra quelli che di solito lavorano con Baglioni (la direzione musicale dello show è sua, così come gli arrangiamenti pensati per l’occasione). Stanno ancora facendo le prove e non sanno dire quali canzoni finiranno nella scaletta e quali resteranno fuori. Intanto, però, hanno un nuovo brano da farci ascoltare e che si chiama – chi l’avrebbe mai detto – Capitani coraggiosi. Una baglionata in piena regola, di quelle in cui tutto suona familiare, compresi i cambi di accordi, ma col testo che sembra un vestito imbastito per stare bene proprio sul corpo di Morandi, così pieno di quella retorica da “Stiamo uniti” che tanto piace ai fan della sua pagina Facebook.
I due si conoscono fin dal 1969, sono anagraficamente molto vicini (ci sono sei anni di distanza tra uno e l’altro) anche se appartengono a generazioni diverse della canzone italiana: non è per niente scontato che le canzoni di uno siano adatte all’ugola dell’altro. Morandi incalza: «I pezzi di Claudio sono troppo complicati, ci sono un sacco di parole, mentre io sono più per le cose semplici», mentre Baglioni conferma: «Ha ragione lui, i miei pezzi sono complicati da cantare pure per me, non a caso ho cinque coristi sul palco e poi quando ti trovi davanti a dieci, quindici, ventimila persone che cantano all’unisono non pensi più se quello che stai facendo sia giusto o sbagliato. Ti lasci andare ed è bellissimo così».
Finalmente sul palco compaiono due chitarre, e Baglioni e Morandi possono fare davvero la cosa che gli riesce meglio, cioè Baglioni e Morandi. Attaccano con Un mondo d’amore, ma la pelle d’oca arriva con Poster, quando i coristi del duo, seduti in sala tra i giornalisti insieme ad alcuni membri della band, cominciano a sorpresa ad armonizzare. Durante C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, poi, avviene l’imprevedibile: tutti cominciano a cantare e battere le mani, segno che queste canzoni fanno talmente parte del DNA collettivo che si fa fatica a mantenere il ruolo dei giornalisti distaccati e altezzosi (parlo di quelli dei quotidiani, tutti presenti) ed è inevitabile battere il piedino. Strada facendo viene presentata come “la canzone che ci ha fatto ritrovare”: i coristi e gli altri musicisti vengono invitati a salire sul palco e subito si capisce che quello sarà il vero momento magico del concerto. Morandi scazza ancora il testo, mentre Baglioni lo guarda, ride e poi ci mette una pezza. A grande richiesta eseguono anche il brano nuovo, che non sarà memorabile ma serve a raggiungere lo scopo.
La conferenza stampa termina con un breve estratto del video in cui i due appaiono in una specie di riedizione glamour de Il sorpasso, alla guida di una decappottabile (di proprietà di Baglioni, ci tengono a dirlo) che un po’ stona col clima amichevole di questo incontro.
Mentre in tanti scalpitano per andare a farsi una foto con il re di Facebook, io sono lì che ragiono su quanto ho appena visto: Morandi e Baglioni, insieme, ma anche da soli, sono talmente bravi a dare al loro pubblico quello che il loro pubblico vuole che a un certo punto mi assale il dubbio che tutto quello che abbiamo visto accadere, anche le battute, le sorprese, i cori improvvisati, sia in realtà organizzato e pensatissimo. La cosa, più che dispiacermi, mi appare confortante. Vado via con il rimpianto di non avere avuto abbastanza coraggio per fare quello che tutti avrebbero voluto fare: passare dalla “foto di Anna”, alla “foto con Anna” (nel senso di signora Morandi, ma anche di topos della cultura pop dei nostri giorni). Però quasi quasi al concerto ci vado. E magari porto mia madre.