Claudio Baglioni per #vieniagenova
Genova non è persa, basta fango sulla città che amo
Genova – C’è un fango molto più devastante di quello che la natura ci getta in faccia quando proprio non ne può più dell’avidità, cieca e insaziabile, con la quale le mettiamo le mani addosso. È il fango – tutto umano – dell’indifferenza, della commiserazione, dell’oblio e, soprattutto, della menzogna. Quando ci voltiamo dall’altra parte, fingendo di non vedere; quando compatiamo, ma da lontano e con un cinico senso di distacco e superiorità; quando dimentichiamo chi è in difficoltà e ha bisogno del nostro aiuto e, soprattutto, quando mentiamo, sostenendo che, quella di fronte a noi, ormai è una battaglia persa, solo perché non abbiamo nessuna voglia di fare la nostra parte e combattere.
Perché il fango della natura si può spalare via e, a lavoro finito, non ne resta più traccia. Il fango umano, invece, è invisibile e infido. Penetra ovunque, contamina tutto e tutto sporca: menti, cuori, coscienze, occhi, gesti, parole. Contro di lui nemmeno la pala degli angeli può nulla. Non a caso, oltraggiare o disonorare irrimediabilmente qualcuno si dice, appunto, infangare. Chi considera Genova disastrata e persa sta facendo questo: la sta infangando. E la colpisce una seconda volta.
Ancora più duramente di quanto non abbia già fatto la mano della natura, armata – per ben due volte negli ultimi tre anni – dalla stupida follia dell’uomo. Ho suonato a Genova qualche giorno fa: ho visto il disastro, certo, ma ho visto un corpo, non un cadavere. Un ferito, non certo un morto. Ho visto il disagio, la sofferenza, la rabbia, ma anche la determinazione, l’energia, la passione e la voglia di fare. E, soprattutto, la certezza che, lavorando insieme, si riuscirà a riparare la nave e a riprendere presto il mare.
Ancora una volta, Genova non impara: insegna. Insegna ciò che solo una grande civiltà sa: che la cultura dell’io ci fa naufragare anche in un bicchier d’acqua, mentre quella del noi è in grado di farci affrontare qualunque mare. Con voi tutto è possibile. La più grande ricchezza di Genova, infatti, non è il mare, la sua abbacinante bellezza o la sua nobile storia: è la sua gente. Dritta, solida e fiera come una polena che, dalla prua del suo brigantino, fissa il mare negli occhi per fargli sapere chi comanda davvero. Lei non lo teme e lo cavalcherà.
E, per quanto lui possa imbizzarrirsi e scalciare, lei non si lascerà disarcionare. Nulla fermerà la sua corsa. E, quando la tempesta infuria e la forza delle onde sembra sovrastarla, lei prende un lungo respiro, trattiene il fiato, abbassa la testa, incorna l’onda con la punta del bompresso, la fende e riemerge, per puntare di nuovo l’orizzonte, pronta allo scontro successivo. Tanto perché sia chiaro che non è per caso che si è meritata l’appellativo di “Dominante dei mari”.
Nulla le farà perdere la rotta e il suo carico arriverà sano e salvo a destinazione. Genova non è in ginocchio. Non lo è mai stata un solo giorno in tutta la sua storia. È non solo perché, da inginocchiati, è impossibile spalare il fango, mettere ordine nelle proprie cose e ricostruire ciò che c’è da ricostruire. Ma perché quello è il suo carattere. E, come la polena di quel brigantino, ci guarda dritto negli occhi. Non vuole il nostro fango. Vuole il nostro rispetto. Chi può aiutare, aiuti; chi non può, si tolga almeno il cappello.
Ma, soprattutto, chi non ha una parola capace di vero conforto o soluzioni utili, rimanga in silenzio. Molto meglio tacere che infangare. Un grande amico – a lungo compagno di musica e vita, del quale sento sempre forte la mancanza – ripeteva spesso un modo di dire che definisce bene il carattere genovese: «Sono genovese – diceva – rido poco, stringo i denti e parlo chiaro». Era il suo ritratto. Ed è anche il ritratto nobile, austero, forte e franco della gente di qui.
Gente che sa cosa vuol dire strappare la vita al mare e lottare, ogni giorno, per non farsela portare via. E che ha insegnato a tutti noi a condensare il senso di questa lotta senza fine nel distillato di versi e note di canzoni immortali. Per questo sono felice ogni volta che lo sciabordio amico di questo mare mi accoglie: perché ho la possibilità di provare ad essere degno dell’immenso lascito di maestri indimenticabili e, soprattutto, per l’opportunità di ricambiare l’affetto che la gente di qui ogni volta mi dimostra, con la speranza di riuscire – se non a rendere meno raro il suo riso – a regalarle almeno un sorriso in più. E una rinnovata emozione.
_________________________________________________________________
#vieniagenova, l’iniziativa: partecipa anche tu
Genova deve scrollarsi di dosso l’immagine di città sepolta dal fango che tiene lontani da giorni turisti e visitatori: per dare il suo contributo, il secoloxix.it ha lanciato sui Social Network la campagna #vieniaGenova, invitando tutti i lettori a condividere foto e messaggi per fare vedere a chi non c’è mai stato che cosa è in grado di offrire la Superba.
Se hai un account su Facebook (come Il Secolo XIX ) o su Twitter (il nostro è @ilsecoloxix ), se usi Pinterest per segnalare le immagini che ami (c’è anche la bacheca del Decimonono), soprattutto se ti piace condividere le tue foto su Instagram e Flickr, posta foto e messaggi includendo l’hashatag #vieniaGenova e l’indirizzo http://bit.ly/11wBF9q (versione “short” di quello di questa pagina) per fare conoscere a tutti le bellezze del capoluogo ligure.