ConVoiReTour a Genova, la recensione
Giovedì 13 novembre l’artista romano si è esibito in concerto al 105 Stadium. Tra vecchi successi e nuove canzoni. Il palco si è trasformato in un cantiere
Claudio Baglioni è tornato. Dopo il suo Con voi Tour, che ha fatto tappa a Genova con un concerto sold out il 15 aprile, sette mesi dopo, giovedì 13 novembre, si ripresenta al 105 Stadium più in forma che mai. 63 anni e non sentirli, è proprio il caso di dirlo.
Nato a Roma nel 1951, musicista, compositore, autore, interprete, scrittore e architetto, Baglioni ha al suo attivo, dal 1970, ben 15 album originali, 10 album dal vivo, 2 album da interprete e diverse raccolte di successi. In 44 anni di carriera ha creato più di 360 composizioni e 4 opere musicali senza perdere lo smalto.
Ora, in scena, appare assolutamente smart: brillante, elegante, buono e bello, con la sua silhouette giovanile e i capelli sempre folti, anche se bianchi.
Con voi è sempre stata una magia. Senti che lui pensa davvero questo del suo pubblico. Sono le parole della canzone che dà il titolo al suo ultimo album, Con voi, uscito nell’ottobre 2013 seguendo un percorso originale, dato che il cantante ha pubblicato in anteprima sul web i 12 brani inediti, uno alla volta ogni 15 giorni. Ed è proprio una magia la serata stessa. Oltre tre ore di spettacolo senza tregua, dalle 21 a dopo mezzanotte. Sul palco c’è un cantiere, il simbolo di una ricostruzione ideale, coerente con il claim: tutta un’altra musica, tutti operai di quest’opera.
Baglioni inizia con Notte di note. La sua voce calda è sempre la stessa, che a quelli della mia generazione ricorda immancabilmente l’adolescenza e i banchi del liceo. Ci chiede poi: Tu come stai? e interpreta l’omonima canzone del 1978. Seguono Dagli il via, con l’uomo che cerca il suo destino; Acqua dalla luna; Andiamo a casa; la sempre-verde Con tutto l’amore che posso.
La partecipazione da parte del pubblico, che inizialmente siede ordinato nelle file, è densa. Da subito centinaia di cellulari si librano sopra le teste per registrare e scattare foto. Poi, all’improvviso – proprio come lungo il Tevere può capitare di inciampare dentro un bacio –, ci sono brani che fanno scattare tutti in piedi, all’unisono.
Si prosegue con Domani mai; Quante volte; Sono io – di nuovo in piedi –; Solo; Amori in corso.
Poster viene interpretata con le luci virate sul blu e Baglioni siede davvero sopra una panchina fredda del metrò: immortale, vibrante, commovente, con quel sogno di fuggire via trascinato nell’aria.
Poi ci sono Amore bello (1973), cantato a squarciagola dai più; Io me ne andrei; Un nuovo giorno o un giorno nuovo (da La vita è adesso, 1995); Gagarin (da Solo, 1977) che, visto il tema, Baglioni canta dall’alto delle impalcature.
E finalmente arriva qualcuna delle più recenti canzoni. Te ne accorgi, perché la gente intorno a te si zittisce, dato che non ne conosce ancora le parole a memoria. Dieci dita – cerca sempre di essere felice / e non ti manchi mai l’incanto –; E noi due là; In un’altra vita.
Si prosegue con Cuore di aliante – sempre in piedi, ondeggiando a ritmo – e Noi no, che fa sollevare foreste di mani con l’indice alzato a sottolineare il ritornello.
Da adesso l’atmosfera si scalda e il pubblico incomincia a invadere i corridoi di passaggio tra le sedie.
Contribuiscono alcuni classici, come le intramontabili Quanto ti voglio; E tu; Porta Portese. Poi Baglioni, che sinora ha suonato chitarra e percussioni, si siede al pianoforte per interpretare Avrai, una grande canzone del 1982, dedicata al suo unico figlio Giovanni, appena nato, al quale augura, tra l’altro, di avere sempre una radio per sentire che la guerra è finita.
Quindi scandisce un conto alla rovescia, da 10 a 1, e grida: Tutti! È il pretesto per cantare Io sono qui, dove ricorda che siamo tutti dentro la storia e auspica simbolicamente: non perdiamoci più di vista. W l’Inghilterra.
Sento che occorre farsi sotto al palco, adesso, e guardare da vicino le vene che pulsano nella gola del cantante, le gocce di sudore, i capelli scompigliati, le mani che stringe, il suo sguardo allo stesso tempo felice e stanco.
Questo piccolo grande amore, la canzone del secolo. Strada facendo. La vita è adesso. Tutti cantano e poi saltano e battono le mani a tempo. E arriva il gran finale: Con voi. È il momento del contatto con il pubblico (con voi c’è stata tanta fantasia), sulle parole quanto mai attuali della canzone che denomina anche il Tour: Questo è il tempo di (…) diventare liberi / di cercare un mondo nuovo e nuove identità / di restare semplici / e questo è il tempo di guardare con ingenuità, / di tornare piccoli, / di salvare la speranza nella verità, / di morire giovani.
Indossando l’elmetto da cantiere, insieme al suo team di strumentisti e voci, che presenta e ringrazia, Claudio Baglioni se ne va cantando: In cammino. Sulle impalcature rimangono lavori in corso, per il futuro.