Baglioni incanta Pordenone
Claudio Baglioni incanta tremila fan a Pordenone
Pienone per l’unica tappa in regione. Rock e pop fanno “vivere” al pubblico un bel ricordo del proprio passato
PORDENONE. Tre ore di musica e alla fine il pubblico ne vorrebbe ancora da Claudio Baglioni, in concerto al Forum di Pordenone per l’unica tappa regionale del “Con Voi Tour” (Azalea Promotion).
C’era molta attesa e Claudio, l’ottavo re di Roma, non delude: appare entusiasta di cantare in Friuli e in una perfetta forma fisica. Entra in scena dalla platea con un simbolico casco da “lavori in corso”, poggiato sul capo come fa un operaio, un lavoratore. Con lui gli uomini della sicurezza, tutti con lo stesso elmetto di protezione, personaggi attivi di un cantiere permanente, in questo caso il cantiere della musica.
Il concerto si presenta come «una sorta di antologia», come una costruzione dove i brani del passato fungono da fondamenta per l’edificazione di un palazzo nuovo; costruzione che si svolge a quaterne di pezzi: ogni quattro brani si sale su un piano di lavoro più alto, sia per quanto riguarda la sonorità delle canzoni sia per i racconti proposti dai testi. Tra un pezzo e l’altro è un flusso musicale ininterrotto, una partitura suonata senza pause. Per le parole sembra non esserci tempo, quasi per non togliere alle canzoni il ruolo di protagoniste assolute dell’intensa notte pordenonese.
E il concerto, magnifico, si snoda tra canzoni nuove e brani “antichi” e in parte inaspettati, come Acqua dalla luna o Gagarin. Ma non possono assolutamente mancare E tu, Porta Portese, Avrai, Poster (solo Claudio, chitarra e voce, più cinque ottimi coristi) e quella che è stata definita da molti la canzone più bella del secolo scorso: “Questo piccolo grande amore”, che ha quarant’anni passati ma sembra più bella di quando è stata concepita dalla coppia Antonio Coggio – Claudio Baglioni.
È un concerto dallo spirito rock e dai contenuti pop, pensato per ricreare emozione e per far sentire ognuno dei tremila del Forum un protagonista esclusivo, come se una (o anche più) delle oltre trenta canzoni in scaletta appartenesse solo a lui e fosse stata eseguito solo per lui. Anche la fine del concerto ha un grande pathos, con brani come La vita è adesso che viene riletta oggi quasi come un ossimoro: un piacevole contrasto apparentemente impossibile tra un tantra e una conclusione che ancora non c’è, né si palesa all’orizzonte. Via e Con voi chiudono un grande concerto.