Tutti con me a cantare l’Italia da ricostruire
Baglioni: tutti con me a cantare a gran voce l’Italia da ricostruire
Baglioni parla del suo tour “Convoilive” sabato a Pordenone. «L’energia della musica al servizio di un desiderio diffuso»
Claudio Baglioni, uno fra i cantautori piú amati sarà al PalaForum di Pordenone, sabato, alle 21, per l’attesa tappa del nuovo spettacolo Convoilive Tour, nuova avventura dal vivo di uno dei big della canzone italiana con un grande ritorno in regione a distanza di cinque anni dal concerto di villa Manin. Il tour è costruito su una nuova dimensione del dialogo artista-pubblico. Per i numerosi fan sarà una conferma: Baglioni affiancato da un supergruppo di otto polistrumentisti eseguirà tutti i suoi successi e i brani del nuovo album ConVoi, già in cima alle classifiche.
Con che spirito, un grande della musica come lei, affronta il nuovo tour?
Ho dalla mia l’energia della musica, per dare la scossa e farci ritrovare la voglia e la forza di ripartire: questo il senso del progetto. Per questo il concerto non è ambientato su un palco tradizionale, ma come in un “cantiere”: uno spazio scenico in continua evoluzione, che solo alla fine si rivela simbolo di quella ricostruzione ideale e morale della quale sentiamo tutti un gran bisogno. Un concerto come non se ne sentono piú da tempo, con la musica protagonista della scena, avvolta in spazi di luce di taglio teatrale e cinematografico e accompagnata da piccoli gesti ed effetti scenici “analogici”, che ne sottolineano intensità, magía ed energia. Tre ore di musica senza interruzioni, con piú di trenta brani che si fondono uno nell’altro. Insomma: “Tutta un’altra musica”, come ha scritto un writer su uno dei teli che rivestono il cantiere.
Il pubblico le regala ancora buone sensazioni, insomma.
Provo un’emozione travolgente che non si può spiegare e alla quale non ci si abitua mai. Di solito pensiamo che, per capire questo genere di cose, sia necessario provarle, ma la verità è che nemmeno io – che da tanti anni vivo questo calore e questa energia – so spiegare che cosa tutto questo significhi davvero. È un’onda rigenerante che ti sommerge e ti trascina via, trasmettendoti un’energia incredibile: un dono straordinario, che costringe a rimettersi in gioco fino in fondo, senza risparmiarsi mai.
A quale canzone è piú legato?
A quelle che hanno avuto minore fortuna e che, in qualche caso, mi sembrano ancora piú belle di quelle piú amate. Il fatto è che non sempre le canzoni veramente belle sono “facili” e, quindi, per essere amate, devono trovare un’apertura d’animo particolare e hanno bisogno di un tempo un po’ piú lungo e un po’ piú “esclusivo”. Gli autori, però, non si arrendono. Anzi. Per questo ripropongono, soprattutto dal vivo, quelle canzoni che sentono un po’ meno votate al successo popolare. Di solito il tempo è galantuomo: i brani che non smettono mai di dire quello che hanno da dire vengono fuori alla distanza.
Come si fa a rimanere sulla breccia per cosí tanto tempo?
Credo che l’unico modo sia rimettersi in gioco fino in fondo, ogni volta. Il successo è difficile da ottenere, ma è molto piú difficile da mantenere. Credo che, da questo punto di vista, il valore piú importante sia l’autenticità. La gente sente se “ci sei” o “ci fai” e i bluff somigliano alle bugie: hanno le gambe corte e fanno poca strada. È un po’ come nelle amicizie o nelle storie d’amore: la verità è la strada piú difficile, ma è l’unica che conduca sani e salvi alla meta e, in ogni caso, l’unica che valga sempre la pena percorrere.
Se dovesse scegliere tre dischi da portare in un’isola deserta…
Impossibile dirlo: ci sono cosí tanti dischi fondamentali che sceglierne solo tre è davvero impensabile. È un po’ come quando devi preparare la scaletta per un concerto: ogni canzone che resta fuori è un colpo al cuore. Vorresti metterle dentro tutte. Molto meglio, allora, portare tutta la musica che di cui abbiamo bisogno dentro di noi, come facciamo con il ricordo delle persone che amiamo, dei momenti e dei posti che hanno significato qualcosa di importante per la nostra vita. Perché quei ricordi non svaniranno mai e non smetteranno mai di regalarci stati d’animo, emozioni e pensieri in grado di arricchire il nostro presente e farsi bussola per il futuro.
C’è una canzone che vorrebbe aver scritto lei?
Piú d’una in realtà: penso soprattutto alle canzoni che mi hanno fatto conoscere e amare la musica. Quelle che cantavo quando non ero ancora un autore e partecipavo, come interprete, ai concorsi di voci nuove. Canzoni immortali, come Yesterday, di quell’incredibile coppia di autori che sono stati Lennon & McCartney, o come molte delle canzoni che ascoltavo prima di cominciare io stesso a scrivere. Brani straordinari di autori come Bindi, Tenco, Endrigo, Paoli, Gaber, Jannacci, De Andrè: la musica che mi ha portato alla musica e che qualche anno fa ho raccolto in un doppio album chiamato Quelli degli altri. Devo riconoscere, però, che la musica è stata particolarmente generosa e che l’ispirazione non è mai mancata. Ancora oggi – dopo tutti questi anni e un repertorio che conta più di trecento canzoni – ogni volta che imbraccio una chitarra o mi siedo al pianoforte, provo sempre l’indescrivibile emozione della prima volta.
Se non fosse Claudio Baglioni, chi vorrebbe essere (come cantante)?
Anche qui è impossibile fare un nome. Diciamo che mi piacerebbe sommare le caratteristiche di alcune voci straordinarie. Non so: l’intonazione di James Taylor, l’estensione di Freddy Mercury, la naturalezza di Paul McCarntey, il timbro di Frank Sinatra, il graffio di Tom Waits, la potenza di Robert Plant, la personalità di Rod Stewart, la profondità di Johnny Cash… Ma poi credo che verrebbe fuori una specie di “mostro”. Molto meglio che mi tenga la mia voce, che non mi ha mai tradito.
Lei ha fatto parte di una mitica generazione di cantautori che ha fatto la storia della musica in questo Paese. Oggi cos’è cambiato?
Quasi tutto. Ma soprattutto è cambiato il ruolo della musica, che non è piú il centro della nostra vita (come avveniva negli anni ’60 e ’70), ma rimane sullo sfondo: noi qui, lei là. Viviamo un tempo paradossale: non c’è mai stata cosí tanta musica, ma non c’è mai stata nemmeno cosí tanta disattenzione per la musica. Con il progetto ConVoi ho cercato di dare una risposta a questo bisogno, riportando la musica al centro e cercando di fare in modo che la musica torni ad avere l’attenzione che merita, perché una cosa è certa: migliore lei, migliori noi.
Articolo estratto da IL MESSAGGERO VENETO