Recensione DieciDita 3
Sabato 4 gennaio 2014 ho assistito allo spettacolo Dieci dita ConVoi (la terza edizione di “Dieci dita”) di Claudio Baglioni al teatro degli Arcimboldi, a Milano, dalla seconda galleria numerata, avendo deciso all’ultimo momento di comprare il biglietto, e accontentandomi di ciò che riuscivo a comprare in base alle disponibilità economiche. Ecco una piccola recensione della serata.
In primo luogo, devo confessare il mio stupore. Lo spettacolo architettato da Baglioni è stato a tutti gli effetti uno show teatrale, studiato in ogni suo attimo, dalle canzonette canticchiate a cappella, come “Ogni volta”, “La casetta in Canadà” e “La famiglia dei Gobon”, ai monologhi riflessivi, alle battute comiche e ai momenti di interazione con il pubblico. Uno spettacolo fine in cui la persona di Baglioni è emersa in tutta la sua poliedricità artistica, ma soprattutto emotiva. Questa è la grossa differenza che ho notato con il precedente “Dieci dita”, al quale avevo assistito sempre a Milano il 12 gennaio 2013. Mentre un anno fa Baglioni, impeccabile nella voce e nella musica, era risultato un po’ asciutto, parecchio autocelebrativo e parso molto distaccato dal pubblico, ora è sembrato veramente a suo agio sul palco, pur mantenendo quella distanza da “spettacolo teatrale” alla quale chiaramente teneva, e si vedeva. Il suo coinvolgimento emotivo è sembrato maggiore, forse spronato dall’uscita del nuovo disco “Con Voi”, che ha ribadito il grande amore da parte del suo pubblico, anche se non ha sfondato nelle classifiche nazionali. Il pretesto dello show (il racconto degli esordi della sua carriera, e un ponte tra le prime canzoni e le canzoni dell’ultimo album) risulta decisamente più interessante del pretesto del precedente “Dieci dita” (il Natale di quand’era bambino, attraverso una radio), un po’ troppo vintage e eccessivamente autocelebrativo, autocelebrazione in cui lo stesso Baglioni sembrava caduto vittima, regalando esecuzioni perfette, ma spesso secche e asettiche. Detto questo, anche lo spettacolo dello scorso anno dal punto di vista canoro e musicale era risultato eccezionale, così come molto riuscite erano alcune gag (ricordo su tutte quella sulla bicicletta), ma nel complesso il risultato era di piattezza e non di volume. Questo “Dieci dita” emerge decisamente in volume, nell’empatia con il pubblico (azzeccata la scena del far cantare le persone sul palco, senza dubbio), e nel cantare QPGA in mezzo alla gente, quasi a voler dire: “Questa la faccio solo per voi, perchè io ne farei volentieri a meno”. E’ la sensazione che si è sentita nell’ultima parte del concerto, ma nonostante questo quando partono brani come “Tu come stai” e “La vita è adesso”, per quanto celebri e noti, anche ai fan sale comunque il groppo in gola dell’emozione.
Un’emotività e un’intensità molto forte, che purtroppo non ha pervaso tutti i nuovi brani. Ottima la scelta dell’inserimento dei brani di “Con voi” nella scaletta, ma anche senza questi brani lo spettacolo sarebbe stato comunque intenso (chiaramente, bisognerebbe valutare con quali brani sarebbero stati sostituiti). Ma l’arrangiamento dei brani nuovi non è stato sempre convincente. Su tutti, ho trovato il meno convincente “Una storia vera”, brano che con uno stesso arrangiamento di chitarra avrebbe reso di più, ancor meglio sarebbe stata una sua resa al pianoforte tipo “Quei due” dello scorso “Dieci dita”, sublime. Buone le armonizzazioni di “Isole del sud”, forse il brano che più ha guadagnato nello show, e “E noi due là”. Ma anche laddove le armonizzazioni non sono state eccellenti (come in “Dieci dita” e “Gli anni della gioventù”) è stata la voce rotta spesso dall’emozione, senza una minima sbavatura, a trasmettere quella carica emozionale di cui parlavo prima. Discorso a parte va fatto per “In un’altra vita”, piccolo gioiello di “ConVoi”, per intensità e per emozione, eseguito magistralmente, che giustamente ha strappato la standing-ovation di tutto il teatro, in piedi per applaudirlo.
Unica vera critica, le canzoni della scaletta. A mio parere, questo “Dieci dita” è stato deciso successivamente le scelte sul progetto “ConVoi”, e quindi è risultato molto sacrificato da questo progetto. Ecco perché la scelta dei brani ha diversi punti in comune con lo spettacolo di un anno fa (“Solo”, “Acqua dalla luna”, “Ragazze dell’est”), con due varianti che sono state veramente di livello: “Poster”, con un arrangiamento strepitoso, e “I vecchi”, con un arrangiamento ancora più eccezionale, testimonianza di una ricerca musicale/armonica di chitarra che, se applicata anche ai nuovi brani, avrebbe dato risultati ancor più soddisfacente. Ma penso che Baglioni non avesse avuto il tempo materiale per prepararle le armonizzazioni nuove. E’ già stato notevole il suo miglioramento rispetto a “RadioItalia Live”, consapevole che ora i brani sono entrati nelle sue corde vocali, e soprattutto nel suo cuore.
Dicevo, critica alla scaletta, in quanto mancano vere “chicche” come lo scorso anno (“Tamburi lontani”, “Quei due”, “Amori in corso”), ampiamente sostituite (degnamente) dai nuovi brani. L’esecuzione di “Dieci dita”, seppur un tono sotto l’originale (quasi tutte le canzoni sono state abbassate, ma è naturale per ogni concerto in acustico) è stata perfetta, senza alcuna smagliatura.
Insomma, uno spettacolo convincente, in cui, ultima nota, Baglioni ha regalato un grande momento nel finale. “Con voi” eseguita con la base è stato un bellissimo ed emozionante preludio della voglia che l’artista stesso ha di tornare sul palco ad esibirsi completamente, con una verve che non avevo notato nei concerti di QPGA, che penso che risalga al Tour “Tutti qui”, circa nove anni fa. Il finale sulle note di “In cammino” è stato se possibile ancora più emozionante, e nelle movenze di Baglioni è emersa completamente la voglia di tornare “in cammino con voi (cioè noi)”.
Un’ultima considerazione. Ho portato con me un’amica che è come una sorella, appassionata di Laura Pausini e di Tiziano Ferro, per niente amante di Baglioni (sarà la mia vicinanza, che lo nomino ogni giorno e ogni istante 🙂 ).
Ma amante in generale della buona musica, oltre che della disco dance. Avendo retto completamente la prima parte, decisamente impegnativa per un non-fan, al termine del concerto era parecchio soddisfatta, tanto da elogiare le capacità artistiche, musicali e teatrali di Baglioni. Pur mantenendo ferma la sua idea sui brani, non essendo il suo genere musicale preferito, è rimasta completamente soddisfatta.
Questo mi ha sorpreso, e conferma una mia teoria: i gusti sono soggettivi, ma quando la bravura di un’artista (vocale, musicale, scenica, o anche semplicemente di autore) c’è, se c’è obiettività, le discussioni si ridimensionano, ammettendone la bravura. E la bravura va aldilà di ogni soggettivo gusto.
Detto questo, aspetto con ansia maggio, per “ConVoi Tour” ad Assago!
Luca Bertoloni
Ciao anche io ero a Milano, fortunatamente sul palco in prima fila e concordo con la bellezza dello spettacolo, avendo visto tutte le edizioni di dieci dita sia a Roma che a Milano, ho potuto notare delle differenze rispetto agli anni passati in primis ho trovato Claudio dimagrito e un po stanco (sara’ stata anche la caduta di capodanno a cui lui ha fatto cenno) ma in buona forma vocale in alcuni tratti ottima, ma mi sembrava meno in vena di racconti o almeno senza la spontaneita’ dimostrata nelle edizioni passate, e purtroppo molto ripetitivo su alcuni aneddoti ormai triti e ritriti. Io penso che la dimensione di Claudio sia per futuro comunque solo questa magari con l’aggiunta dei musicisti ma in teatro a contatto con il pubblico o comunque in ambienti raccolti e spero con ancora tanta voglia di raccontare e raccontarsi e non solo riducendo il suo passato a gag che oramai conosciamo tutti. Ho apprezzato le nuove canzoni ma me ne sono mancate altre ma non si puo’ avere tutto. Piccolo neo il teatro non pieno. Ora aspetto con ansia la tappa di Genova del Con Voi Tour per vedere se il nostro mago riuscira’ ancora a fare magie in luoghi cosi’ diversi.
Ciao,concordo pienamente con voi Luca e Grazia.Anche io ho assistito al concerto agli Arcinboldi di sabato 4/01 e sono rimasta soddisfatta(forse rispetto all’anno scorso leggermente più sottotono).Mi e’ sembrato molto carino “legare” le vecchie canzoni alle nuove come se queste ne fossero la naturale evoluzione.Menzione particolare va anche all’ottimo chitarrista che è diventato Giovanni (perfetto ed emozionante il duetto con lui)schivo e professionale forse anche un pò imbarazzato da cotanto padre.Non vedo l’ora di ritrovare Claudio ad aprile a Genova per vedere se una dimensione diversa da quella del teatro e dell’assolo lo stimolerà ulterirmente