Baglioni, a 61 anni divento minimalista
Personaggi Il cantante romano dal 10 agli Arcimboldi
Baglioni: «A 61 anni divento minimalista»
«In scena mi prende la foga del racconto Il vero successo è rimettersi in gioco»
Solo sul palco per sette concerti a tu per tu con i fan. Da giovedì Claudio Baglioni sarà agli Arcimboldi con «Dieci dita», spettacolo già noto al pubblico romano, in arrivo per la prima volta a Milano.
«Un concerto minimalista, senza effetti speciali, basato sul repertorio di questi 40 anni di carriera», spiega il cantautore romano. Che confida di non avere una scaletta precisa: da «Questo piccolo grande amore» a «Strada facendo» passando per «E tu», i classici non mancheranno, ma ogni data, assicura Baglioni, riserverà sorprese: «L’altra sera a Roma mi sono reso conto di non aver fatto “Mille giorni di te e di me”, essendo in scena da solo sono libero di muovermi in base alle suggestioni del momento, e capita che mi faccia prendere dalla foga del racconto».
Tra un brano e l’altro lei si confessa, parla di sé.
«Sì, torno con la memoria a 55 anni fa, quando ero bambino e vivevo in un’Italia molto diversa. Ricordo la vita di periferia, mia madre e mio padre giunti a Roma dall’Umbria con l’idea del riscatto, della redenzione, di un futuro migliore. Fino agli anni 60 il nostro Paese è cresciuto non solo economicamente, ma anche in termini di valori: dignità, onestà erano parole fondamentali. Dopo gli anni di piombo il modello da imitare è diventato quello del successo facile, del guardare alla vita con furbizia».
Tutta colpa di Berlusconi, come dicono alcuni?
«Non credo, nessuno cambia il mondo da solo, ci siamo accodati tutti a un modello. L’errore è stato non voler più invecchiare, in quest’epoca noi genitori rischiamo di non essere più padri dei nostri figli, un tempo adulti e giovani si distinguevano, ora è tutto mescolato. Ci ritroviamo in un secolo confuso, dopo aver costruito e ricostruito abbiamo iniziato ad accumulare senza progettualità. Serve una rinascita».
Lei ha 61 anni: come vive la sua età?
«Chi fa il mio mestiere ha la fortuna di poter essere sempre giovane, vedi Mick Jagger che a 70 anni zompetta ancora sul palco. Il vero successo è rimettersi in gioco, io l’ho fatto, forse più con le mie performance dal vivo che con le mie canzoni.Gli artisti bisogna dissuaderli da piccoli, se no ne combinano di tutti i colori! Mi sono esibito ovunque: sul balcone della mia vecchia casetta a Centocelle, a 2500 metri di altitudine. È la sfida con me stesso, la stessa che sto ritrovando nelle pagine di “Moby Dick“».
Non aveva mai letto il romanzo di Melville?
«Sì, 40 anni fa. Lo rileggo perché mi affascina, mi ricorda certe mie ostinazioni: la modernissima ossessione del mostro da uccidere. Tanti di noi assomigliano ad Achab».
Raffaella Oliva
Corriere della Sera – Edizione Milano dell’8 Gennaio 2013
Carissimo Claudio, meglio tardi che mai!…. il minimalismo ci riconduce alle nostre dimensioni e ci restituisce il potere su noi stessi! Ciao!