Marcorè e Baglioni cavalcano il teatro
“Le materie di prima qualità non hanno bisogno di tanti preamboli. Non finirò mai di ringraziarlo per aver accettato il mio invito. Ecco a voi Claudio Baglioni”. Comincia così l’evento più atteso per Porto Sant’Elpidio, il duetto tra il grande cantautore romano e Neri Marcorè al Teatro delle api. Atmosfera delle grandi occasioni stasera per uno spettacolo senza repliche, l’incontro tra l’attore e direttore artistico elpidiense e l’autore di alcune pietre miliari della musica leggera italiana. Semplice ma confidenziale l’atmosfera: un divano bianco al centro del palco, tre chitarre, un tavolo, una bottiglia di vino e due calici, un pianoforte.
Si sorride all’inizio, Marcorè invita l’amico ad adagiarsi sul divano, non mancano le battute sulla rapidità con cui sono andati a ruba i biglietti per lo spettacolo, con acquirenti arrivati anche da centinaia di chilometri. “So che siete venuti anche dall’Alaska – scherza Marcorè – chi arriva da più lontano?” Roma, Bologna, Bari, Milano, persino Siracusa, risponde la platea, in un brulicare di palloncini rosa e rossi a forma di cuore. “Ma chi ve l’ha fatto fare, tutta questa strada…” ironizza Baglioni. I primi racconti sono dedicati al viaggio di Baglioni a Londra mente era in fase di realizzazione l’album Alè Oo del 1982. Il primo brano intonato è 1951 Monte santo, non uno dei più conosciuti. “Me la ricordo – sottolinea Marcorè – io studiavo alla maturità e ascoltavo Baglioni, mi rasserenava. Sentivo la tua musica e quella di Simon&Garfunkel”. Da lì ad accennare a due voci il brano Mrs Robinson, il passo è breve. La musica passa in secondo piano, lasciando la scena alle parole. Baglioni regala Fotografie e notti, poi si rivela a tutto tondo, ricorda gli inizi, la madre che gli diceva “ma che studi a fare, rischi di rovinarti gli occhi, pensa a cantare!”
Il cantautore parla dei suoi metodi nell’elaborazione di nuove canzoni: “credo sia più una questione di lavoro che di ispirazione. E’ meglio scrivere davanti ad un muro che in un posto bellissimo e suggestivo”. Si sorride con un episodio dopo un concerto a Matera di diversi anni fa: “C’era un’anziana che si piantò davanti alla mia macchina ed iniziò a tirare pugni e gridare cose incomprensibili, alla fine riuscii ad andarmene e le gridai cose irripetibili. E pensare che mezzora prima avevo cantato in concerto ‘i vecchi, povere stelle’…” Si parla anche di insuccessi. “Ti hanno mai fischiato?” domanda Marcorè, e Baglioni ricorda ancora una volta i tempi degli esordi: “Una volta suonai all’Excelsior al lido di Venezia, iniziai ad esibirmi dopo un gruppo, i Leoni. Dopo la prima canzone tutti rimasero in silenzio, a metà della seconda iniziarono a gridare in coro: Leoni, leoni”.
Le parti si invertono e a ironizzare è Baglioni: “Ma ti chiami davvero così? – chiede il cantante – certo che da queste parti hai davvero un gran lavoro, bisognerebbe intitolarti il nome del mare nel tratto di Porto Sant’Elpidio, potremmo chiamarlo Mar-corè”. Ancora un po’ di musica stavolta al pianoforte. Baglioni canta Ora che ho te e Quando tu mi baci, il direttore artistico nel frattempo, da buon padrone di casa, porta qualcosa da mangiare all’artista. Tra le memorie, quella di una giornata all’inizio degli anni 70 in cui Baglioni e Francesco De Gregori cantarono davanti al Pantheon a Roma. “Eravamo un po’ alticci e con la chitarra iniziammo a cantare, ma nessuno ci diede importanza. Provammo anche a cantare i brani del nostro repertorio, ma passammo nell’indifferenza totale”. Si parla anche di progetti futuri, a partire da “Dieci dita”, serie di concerti che il cantautore terrà all’auditorium Parco della musica di Roma dal 25 dicembre al 4 gennaio. Dieci serate consecutive a stretto contatto col pubblico, con una sola pausa la sera di capodanno. Molto dibattito, poche le canzoni, ma si recupera nel finale, quando arriva l’ora dei brani che l’artista ha amato di più. Tra i pezzi che gli stanno più a cuore, Baglioni intona Quante volte, “una canzone che per molti anni ho considerato la mia preferita in assoluto”.
Tocca poi ad una strofa di Notte di Natale ed a Fammi andar via. E’ proprio Marcorè a chiedere poi l’esecuzione di Mille giorni di te e di me, acclamata a gran voce dal pubblico. Ancora grande suggestione ed applausi per Il nostro concerto. La lunga notte del Teatro delle api prosegue, di emozione in emozione.