Lettera a Claudio Baglioni
Egregio Sig. Baglioni,
ho letto il suo pensiero riguardo agli ultimi eventi accaduti a Lampedusa, e questo mi fa riflettere su quanto lei conosca poco i lampedusani.
Forse lei non sa cosa vuol dire mettere al mondo un figlio a Lampedusa, le spese che bisogna affrontare, cosa che tutti noi lampedusani facciamo con molta dignità senza chiedere niente a nessuno.
Forse lei non sa cosa vuol dire ammalarsi a Lampedusa, specialmente ammalarsi di malattie gravi che necessitano di terapie fuori dall’isola anche 2 volte al mese; anche questo viene affrontato senza mai chiedere niente a nessuno.
Forse lei non sa cosa vuol dire voler dare un futuro migliore ai propri figli, significa mandarli fuori a soli 14 anni perchè non tutti sono portati a frequentare l’unico istituto superiore che esiste a Lampedusa.
Questi e tanti altri problemi vengono affrontati da noi lampedusani con i sacrifici del nostro lavoro, un lavoro che abbiamo costruito giorno per giorno. Dopo la pesca che era la più grossa fonte economica di Lampedusa ci siamo improvvisati operatori turistici e siamo consapevoli che abbiamo ancora tanto da imparare, ma è anche vero che abbiamo voglia di crescere.
Quanto sopra elencato è solo per darle un’idea di quello che è Lampedusa. Mi trova d’accordo con lei quando dice che con le pietre non risolveranno i nostri problemi, ma quello che è successo a Lampedusa il 21/09/11 non l’abbiamo di certo voluto noi.
Forse lei quando è venuto a Lampedusa per la manifestazione “Lampedusa Sùsiti” non ha guardato bene nei nostri occhi o la nostra espressione del viso, non ha letto dentro al nostro animo. Se avesse guardato bene, avrebbe visto la nostra grande paura per quello che avevamo passato; nei 55 giorni di occupazione degli immigrati c’era la nostra delusione nello scoprire che a nessuno importa dei lampedusani.
Se avesse guardato bene, avrebbe visto un popolo stanco e spaventato a cui era stato tolto radici, ideali e futuro.
Se avesse guardato bene, avrebbe visto un popolo a cui avevano tolto gli odori, i colori e sapori della propria terra.
Se avesse ascoltato bene , avrebbe sentito le nostre grida di aiuto; parole buttate al vento che non sono mai arrivate a nessuno.
Se lei il 21/09/11 fosse stato a Lampedusa e avesse visto quei ragazzi che per quanto disperati attentavano alla vita altrui minacciando di far scoppiare delle bombole del gas vicino ad un distributore di benzina, realizzando che anche un solo accendino bastava per far saltare tutto in aria a neanche un chilometro di distanza dalla scuola del proprio figlio. Se avesse visto le corse di noi genitori, la nostra rabbia e la paura che tutto ciò poteva veramente accadere, e rimanere impotenti nel non poter proteggere i propri figli; forse il suo pensiero sarebbe stato diverso.
Ribadisco che non siamo orgogliosi per ciò che è successo, ma a volte le parole non bastano.
Per quanto riguarda l’applauso al Premier, anche lì ripeto che bisognava solo esserci. Noi non abbiamo applaudito al campo da golf, al porto franco, al premio nobel e a tutte le altre promesse che neanche ricordo; abbiamo applaudito alla promessa che avrebbe svuotato l’isola in 48 ore. Dal nostro applauso al PREMIER DOVREBBE CAPIRE QUANTO IL CITTADINO LAMPEDUSANO è DISPONIBILE VERSO L’ALTRO E PRONTO SEMPRE A DARE UN SECONDA CHANCE.Per noi Berlusconi è stato carnefice e salvatore.
Lei Sig. Baglioni è un poeta e vende parole; io sono una mamma, una cittadina lampedusana, una persona che cerca solo di salvaguardare il suo piccolo angolo.
Mi scusi per questo sfogo, ma a volte certi gesti necessitano di spiegazioni.
La saluto affettuosamente e auguri per l’imminente manifestazione “O’scià”.
Rosa Greco