Baglioni, sincero come quando canta
Una dietro l’altra, boom. Quando inizia a parlare, Claudio Baglioni, non lo fermi più. Ed è sincero, come quando canta: mai una stecca, neppure all’ultimo bis. Prendete l’intervista che esce sul settimanale A, torrenziale già dal primo boom: «Berlusconi adora cantare, adora il palcoscenico, adora stupire. E ha ancora un appeal formidabile: giri il mondo e c’è solo lui. Nel bene e nel male. E allora se riuscissimo a organizzare un concerto a Lampedusa sarebbe assolutamente un evento». In fondo il posto c’è, e niente male: la spiaggia della Guitgia, proprio dove talvolta s’arenano i barconi sghembi e sforacchiati dei clandestini e dove da anni lui, il cittadino onorario, e la sua Rossella Barattolo organizzano O’ Scià, probabilmente un festival unico in Europa perché gli artisti arrivano e poi non sanno che cosa faranno: suonano, cantano, improvvisano alla faccia delle regole stantie e cementate della promozione. L’obiettivo è il solito: dare un po’ di ossigeno a Lampedusa e, soprattutto, far vedere a tutti che la longa manus dell’immigrazione non è poi così brutale come sembra. Anzi, specialmente dopo l’accordo con la Tunisia, ormai gli arrivi sono gestiti con clamorosa rapidità e, per dirla tutta, salvo rarissime eccezioni, si vedono più clandestini gironzolare senza meta in centro a Milano che per le stradine di Lampedusa. Difatti Baglioni riassume in poche parole: «La paura dei turisti non è comprensibile. Non c’è uno scippo, non c’è un furto, c’è solo il mare più bello del mondo». Vero: ma forse a molti fa comodo dire il contrario. In ogni caso, nel cast di O’ Scià questa volta potrebbe arrivare al volo il presidente del Consiglio e mica solo lui: «Dobbiamo riuscire a convincere anche Roberto Maroni». Allora sta’ a vedere che arriveranno, premier e ministro dell’Interno, tanto più che devono confermare le pagelle di Baglioni. Dunque. Berlusconi non è «originale ma è intonato. In gergo si dice che lui canta tutto in anticipo, come se avesse fretta di arrivare. Una volta gli dissi: “Rubi il tempo” e mi preoccupai pensando che quell’osservazione potesse essere stata presa male». Invece Maroni: «Ha i numeri, è un ottimo pianista organista. Confesso una cosa: ho anche un suo disco e qualche volta lo ascolto». Meglio di così. Un duetto tra i due, ci pensate. Ci ha pensato anche Baglioni, forse, tanto che strologava ad A qualche bocciatura ai politici in generale («Non possono essere come il Marchese del Grillo: “Io sò io e voi non siete un ca…”») e a Bossi in particolare: «Quel foera di ball non può essere un programma. Esprime il pensiero di una persona che si sta scolando un grappino in un bar di Belluno: ma lui è un leader. Sia più ambizioso, esprima concetti, immagini soluzioni. Maroni si sta muovendo bene». Accidenti, sono mica tanti gli artisti che hanno questo coraggio positivo: qui da noi, specie nel pop, vince sempre il piove governo ladro. «Claudio sono stanco, questa politica mi ha sfinito, mi ha deluso, sai continuo a chiedermi chi me l’ha fatto fare», gli ha detto Silvio Berlusconi in una delle ultime telefonate. E c’è da immaginarsi la chiacchierata se poi Baglioni, che all’inizio aveva guardato con gli occhi sbarrati la cosiddetta discesa in campo, adesso dice quello che in privato dicono tanti altri artisti: «Berlusconi è meglio, molto meglio di come viene raccontato. Silvio non è snob, non è aristocratico come succede spesso alle persone di potere. L’ho osservato stringere cinquecento mani di seguito ma non perché lo doveva fare, ma perché gli piace farlo. In questo è naif, spontaneo». Magari così tanto che una sera qualsiasi, tra il 27 settembre e il primo ottobre, ce lo ritroveremo sul palco proprio là, dove il mare si distende sulla Guitgia.