Canzoni nella loro essenza
Claudio Baglioni ai palermitani: «Bisogna cantare le canzoni nella loro essenza»
di Veronica Femminino
21 dicembre 2010 – Con la voce è possibile comunicare, e si può comunicare anche cantando. Ci sono interpreti canori la cui voce sembra toccare e scandagliare le pieghe più nascoste dell’animo umano. La voce si unisce alle note per raccontare, evocare e “viaggiare”, proiettandosi idealmente ovunque si desideri, nel passato come nel futuro, nei ricordi ed in egual misura nei desideri.
C’è un cantautore che da oltre 40 anni emoziona ed appassiona. L’amore ed i sentimenti sono le sue tematiche preferite: musicista, compositore, autore, interprete e scrittore. È uno degli artisti certamente più amati e di maggior successo di pubblico e di critica nella storia della musica leggera italiana. È Claudio Baglioni, esibitosi ieri sera al Teatro Massimo di Palermo in occasione di una speciale serata organizzata dal Fai (Fondo ambiente italiano) e i cui proventi saranno destinati alle operazioni di messa in sicurezza e fruizione pubblica del Giardino della Kolymbetra, vero gioiello archeologico e paesaggistico situato nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento.
Sold out per lo spettacolo di Baglioni, a tenergli compagnia sul palcoscenico solo un pianoforte ed una chitarra tra i quali si è alternato. Oltre due ore di concerto e di forza espressiva, di virtuosismi. Tra il pubblico, almeno tre generazioni di fan. Quarant’anni di carriera non sono cosa da poco ma Claudio Baglioni li ripercorre tutti, riproponendo i suoi intramontabili successi, da “Questo piccolo grande amore” (1972) a “E tu” (1974), sino alle più recenti “Mille giorni di te e di me” (1990) e “Niente più (2009).
Ad inizio serata, salutando il pubblico del Teatro Massimo che definisce «il più bel teatro d’Italia», il cantautore romano parla del suo tour, conclusosi il 17 dicembre, a New York dopo un viaggio lungo 135mila chilometri e nel corso dei quali si è esibito nei teatri di Europa, Cina, Giappone e Sud America.
Filo conduttore dell’intero spettacolo è il viaggio inteso come conoscenza e scambio culturale. Proprio in viaggio Claudio Baglioni ha scritto il suo ultimo pezzo “Per il mondo”, un mondo dove, malgrado le differenze, tutto sembra accomunato da un unico linguaggio universale, la musica.
Eseguendo alcuni brani senza alcun accompagnamento strumentistico, Baglioni parla ai suoi fan di un’esigenza imprescindibile dal suo essere artista, ovvero «cantare le canzoni così come sono nate, nella loro nudità ed essenza. Le canzoni – dice – sono una costante della vita di qualsiasi essere umano. Ognuno di noi ha dei brani definibili “stelle fisse”, “pietre dure” ed il cui potere evocativo ed emozionale è innegabile». Al pianoforte dunque, rende omaggio ai grandi maestri della canzone italiana che hanno forgiato la sua passione per la musica: Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Jimmy Fontana, Luigi Tenco.
Un concerto all’insegna della bellezza della nostra tradizione musicale, quella stessa bellezza che dal 1975 il Fai tutela in nome dell’amore per il nostro Paese, promuovendo la valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale italiano attraverso il coinvolgimento di istituzioni, cittadini ed imprese.