Baglioni si racconta a New york
Claudio Baglioni a New York racconta il suo rapporto con la lingua italiana e la composizione
L’incontro con il cantautore romano alla Casa Italiana alla viglia del concerto del 17 dicembre
Alla vigilia del concerto newyorchese al all’ Angel Orensanz Foundation for the Arts, Claudio Baglioni opsite alla Casa Italiana Zerilli-Marimò, centro del dipartimento di Cultura Italiana dalla New York University, si lascia andare in un fiume di parole e simpatia.
Racconta di quando cominciò a fare musica con un gruppo di amici ancora ragazzo e di quanto peso ebbero le band americane nella formazione del gusto della sua generazione. Un nome per tutti? Simon and Garfunkel, di cui Baglioni si dichiara grande fan.
Parla del lavoro di scrittura di parole e musica, di quanto la musica sia fluida e la lingua una “scienza esatta”. “Ho sempre avuto il terrore della scrittura dei testi. Se potessi scriverei solo dei suoni; l’italiano è una lingua difficilissima da mettere in musica, è plurisillabica, non finisce mai, non ha l’immediatezza dell’inglese”.
Confida che, quanto al contenuto dei testi, ha spesso rubato le storie dai racconti di altre persone o della gente comune e poi, come un mago che svela i trucchi dei prodigi, ha spiegato alcuni stratagemmi che usa per superare l’ostacolo della pagina bianca. “Per esempio quando composi ‘Io dal mare’ pensai prima a una rosa di verbi che terminano con ‘mare’ che potevo utilizzare”.
L’italiano è sicuramente un grattacapo nella composizione musicale, ma allo stesso tempo Baglioni ammette che non potrebbe scrivere in altre lingue, perché “una lingua non è solo un insieme di regole di pronuncia e di grammatica, ma è uno stile di vivere, una cultura, una serie di modi di dire, una visione del mondo. Tutte le volte che ho tradotto le mie canzoni in altre lingue non sono mai stato molto contento del risultato, a parte il caso dello spagnolo, per l’evidente similarità con l’italiano”.
Una fan, maestra di italiano a New York gli dice che utilizza le sue canzoni per insegnare la lingua agli studenti e Baglioni coglie subito l’occasione per minimizzare e scherzare sul livello a cui è caduta l’educazione e conclude il suo interveto con una serie di ricordi su suoi concerti americani. Il primo è stato al Madison Square Gadern nel 1974 con Morandi, Cocciante e la Zanicchi. “Ho sempre amato intrattenermi con gli italo-americani. È intressante notare che cosa dell’Italia rimane in loro, a volte è solo il nome, altre volte sono pezzi di storia non aggiornata, come quando molti anni fa mi capitò di incontrare un signore che mi regalò delle gomme americane dicendomi ‘voi queste non le avete’, mentre in Italia ne masticavamo già a bizzeffe”.